
Si fa un gran parlare del minimalismo e dei suoi benefici, vediamo però dove affonda le sue origini e come si è diffuso il minimalismo nella cultura della maggior parte del mondo. Proviamo a capire la sua biografia dagli anni 60 fino ad arrivare ai giorni nostri. Mi piace sempre conoscere la storia e le origini di quelli che sono i miei interessi e così ho fatto delle ricerche per potervi raccontare l’evoluzione affascinante di questo stile di vita che è il minimalismo.
Il minimalismo nelle culture antiche.
La filosofia del minimalismo, in realtà, ha delle origini molto più antiche di quello che pensiamo. Ci sono culture come il Buddismo Zen giapponese e lo stoicismo greco che hanno sempre sposato questa corrente di pensiero nella loro realtà. Il “wabi-sabi“, che è una componente Buddista, costituisce una visione del mondo giapponese, o dell’ estetica, fondata sull’accettazione della transitorietà e dell’imperfezione. Gli stoici greci sottolineavano l’importanza di una vita semplice e libera da desideri inutili. Pensavano che la felicità derivasse dalla virtù e dall’autodisciplina, evitavano il superfluo, che vedevano come un ostacolo all’ integrità. Capite bene come tutto questo si allinea con l’idea minimalista che conosciamo oggi.
Il Movimento minimalista.
Il movimento artistico minimalista, nasce a New- York negli anni 60 quando alcuni virtuosi rinunciarono all’arte recente, ormai stantia, per sperimentare un nuovo modo di esprimersi usando elementi più semplici per creare il massimo effetto. La nuova arte prediligeva il fresco rispetto al “drammatico”: le loro sculture erano spesso fabbricate con materiali industriali che ne enfatizzavano l’anonimato in contrasto con l’espressionismo dell’epoca. Donald Judd, il principale esponente del movimento, divenne famoso per le eleganti costruzioni a forma di scatola realizzate con materiali industriali come compensato, lamiera e plexiglass dipinti con tecniche commerciali.
Una forma, un volume, un colore, una superficie è qualcosa di per sé. Non dovrebbe essere nascosto come parte di un insieme abbastanza diverso.” Judd”
Il Minimalismo nella letteratura e nella musica.
Dagli esordi, il minimalismo poi si è ampliato coinvolgendo anche grandi letterati e musicisti che sono saliti alla ribalta con le loro opere. Per esempio: Ernest Hemingway, Raymond Carver e Frederick Barthelme questi sono i letterati più famosi dell’epoca. In particolare Hemingway che con il suo stile di scrittura può essere considerato il creatore del racconto minimalista. Nel campo della musica invece tra tanti, che poi lo hanno imitato, spicca Philip Glass anche se lui non si definisce minimalista nelle sue opere. Bensì un compositore di “musica con strutture ripetitive”. Resta il fatto che ha composto 25 opere presentate in numerosi film e ha vinto molti premi e riconoscimenti.
Il Minimalismo oggi.
Eccoci arrivati ai giorni nostri. Avendo ben chiaro come il minimalismo abbia ispirato i grandi del passato possiamo capire meglio l’impronta che sta lasciando in tempi moderni. Ormai le tendenze minimaliste le vediamo in molteplici settori: la moda, l’architettura, il design d’interni, il lifestyle e la consapevolezza ecologica. Ma in particolare vorrei che l’attenzione di noi tutti si concentrasse sull’importanza del minimalismo nell’era digitale, dove siamo costantemente sopraffatti da informazioni e distrazioni. Certo non voglio dire che il digitale và evitato o eliminato sarebbe come darsi la zappa sui piedi. Ma diamo un valore diverso al bombardamento mediatico e spegniamo telefoni, tablet, portatili e quant’altro per almeno un ora al giorno. C’è il mondo che ci aspetta intorno a noi!
Conclusioni.
La storia del minimalismo ci insegna una cosa importante: la semplicità e la consapevolezza sono fortemente radicate nel nostro modo di pensare e nella nostra cultura. In questo senso, non si tratta solo di una tendenza bensì di uno strumento potente per vivere una vita più significativa e soddisfacente. Non mi stancherò mai di dire che, in questa epoca dove ci si nutre di eccessi, il minimalismo può essere la chiave per aprire la porta ad un’isola dove poter essere liberi e soprattutto “vivere l’essenza di se“.
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