LA FELICITA’

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IL DESIDERIO DI TANTE PERSONE

La risata scrosciante e sibillina di un bambino che viene fatto volare in aria dal suo papà, descrive bene quello che ritengo sia la vera essenza della felicità. Un’emozione che rilascia un senso di pienezza, appagamento e gioia. Uno stato di grazia per la quale potrei anche morire, non m’importerebbe nulla.

I bambini sanno bene come essere felici, ogni giorno per loro è una scoperta, abitudine che noi abbiamo perso nell’altalena della vita. Inseguire una farfalla attraverso un prato fiorito di margherite con i capelli scompigliati dal vento, è il ricordo che ho di quando anche io ero una bambina felice. Avevo 7-8 anni, indossavo un vestitino usato dalle mie cugine e scarpe ormai consumate; fili d’erba mi accarezzavano le gambine svelte e il vento mi sferzava le gote arrossate. Ero felice di sentire il profumo di erba calpestata e il cinguettare degli uccellini. Quel giorno capii che le farfalle smettevano di sfuggirmi nel momento in cui smettevo di rincorrerle per venire a posarsi sul mio vestitino scolorito. Eppure non avevo nulla di così eccitante davanti a me, solo la natura in tutto il suo splendore. Sono ricordi bellissimi di un infanzia felice, ancora oggi quando sento e vedo un bimbo che ride, mi rendo conto di quanto basti poco per essere felici. Quello che lo shopping compulsivo ci offre (di cui la società moderna è malata), è il senso di euforia e felicità. Purtroppo però è un surrogato che non appaga il vuoto che ci portiamo dentro e che torna ad affiorare dopo poco tempo spingendoci ad acquistare cose di cui, in realtà, non abbiamo veramente bisogno.

Sulla felicità troviamo libri, film, musica, saggi e studi, anche Aristotele la descrisse: “la felicità nasce dalla saggezza e dalla virtù e non dal possesso dei beni”. In base a uno studio fatto da George Vaillant (psichiatra) iniziato 45 anni fa e non ancora concluso su 268 studenti di Havard, si evince che “L’unica cosa che nella vita conta davvero sono i rapporti con gli altri”. I legami affettivi, la famiglia, gli amici sono il miglior fattore e, quando si raggiunge la mezza età, l’unico in quanto tutto il resto non conta. Un altro fattore è la gratitudine nel senso più generico del termine. Per quanto possa risultare paradossale il denaro è stato escluso, può essere utile nel caso di estrema povertà ma quando si superano i 35 mila euro all’anno, ricchezza e povertà prendono due strade diverse. Più ricchezza equivale a meno felicità è questa la verità.

“Se più persone fra di noi valutassero il cibo, i brindisi e i canti al di sopra dell’ammassare oro, il mondo sarebbe più felice” (J.R. Tolkien)

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