EUTANASIA

Giovedì dieci marzo la camera ha approvato la legge sulle disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita per rispondere a una sempre più crescente esigenza di regolamentare l’eutanasia per pazienti affetti da patologie irreversibili e con “prognosi infausta” (malattia terminale). Si tratta di persone ridotte a dei vegetali tenute in vita da apparecchi medicali e/o da farmaci in alcuni casi perfettamente coscienti. Tutti noi ricordiamo la storia del dj Fabo, tetraplegico e cieco in seguito ad un incidente, quando dopo disperati appelli al parlamento, andò a praticare l’ eutanasia in Svizzera. La decisione del governo di mettere un rimedio a tutto questo, ha un forte impatto negativo su principi cattolici radicati negli italiani, infatti ci sono molte perplessità in merito da parte dei vari gruppi di protesta che vedono violati i loro principi. Io non voglio avere un approccio qualunquista lamentandomi del nostro governo come spesso accade nei punti d’incontro e sui social, ma mi sembra inutile negare che ci sia la necessità di regolamentare in qualche modo l’accanimento terapeutico al quale si assiste in molti casi, nell’ambito ospedaliero. Evidentemente certe cose accadono perché nel nostro amato paese il governo non è al passo con i tempi. Infatti dopo che l’Italia è stata sanzionata più volte dalla corte europea dei diritti dell’uomo, finalmente nel 2016 è stato introdotto l’istituto dell’unione civile per dare la possibilità a due persone dello stesso sesso, di tutelare la reciproca unione in analogia con il matrimonio. C’è da dire anche che secondo l’ ISTAT, nel 2018 sono andati all’estero 117 cittadini italiani di cui 3 su 4 sono giovani, i così detti “cervelli in fuga”. Secondo stime INPS i pensionati italiani all’estero sono circa 400 mila dislocati in 160 stati. L’Italia è un bel paese ma chissà perché così tanti italiani fuggono all’estero, il nostro governo qualche domanda se la fa? Perché è così difficile avere la possibilità di decidere della propria vita quando le aspettative sono praticamente nulle e ci vengono imposte cure palliative? Perché dopo aver conseguito la laurea magari con 110 e lode e tanti sacrifici, per poter avere un lavoro dignitoso e ben retribuito si deve andare all’estero? Perché dopo aver lavorato una vita, aver versato i contributi per più di quarant’anni ci si ritrova con una pensione da fame e per condurre una vita dignitosa, devo andare a vivere all’estero? Sicuramente ho tralasciato qualche altra domanda, ma queste tre mi sembrano molto importanti. Purtroppo la legge sul suicidio, prima di essere accettata, dovrà passare al senato, sicuramente sarà ostacolata e quindi per poter vedere un risultato passerà molto tempo. Tutti quei malati dovranno continuare a condurre un’esistenza indegna gravando oltretutto, sulle spese dello stato

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