EFFETTO MATILDA

“C’è una parola più dolce di madre casa o paradiso. Quella parola è libertà” Matilda Joslyn Gage

Cos’è l’effetto Matilda

E’ la tendenza a sottovalutare o sminuire i risultati di ricerche scientifiche conseguiti dalle donne (sesso debole). E’ stata Margaret W. Rossiter una scienziata a coniare questa definizione nel 1993, facendo riferimento all’attivista femminile statunitense, Matilda Joslyn Gage. Purtroppo nella storia, sono numerosi i casi di discriminazione degli studi scientifici portati avanti dalle donne e attribuiti falsamente a mariti o colleghi di lavoro. Ancora oggi questo dogma appare difficile da sradicare. Per esempio: nel 2015 Lawrence Summers, importante economista americano, ha affermato che la scarsa presenza femminile in certi ambiti scientifici è da imputare a una mancanza di attitudine intrinseca.

Ben Barres

Scienziato transgender neurobiologo affermato, in un lungo articolo affronta l’argomento in risposta a Lawrence Summers e a tutti coloro che hanno questo filtro davanti agli occhi. Ha vissuto fino a 42 anni da donna e il resto della sua vita come uomo e ben consapevole della differenza di approccio subita durante la sua carriera di neurobiologo. Ha raccontato di come, da donna, ha subito le discriminazioni sessiste degli uomini e come, dopo l’intervento, le cose sono cambiate; specialmente nel caso in cui non si conosceva il suo percorso di vita. Le donne, per ottenere i finanziamenti alle loro ricerche, devono essere più del doppio produttive dei loro colleghi per poi essere considerate al pari di essi. Questo atteggiamento non è rivolto solo alle donne ma anche a chi appartiene a etnie, colore della pelle o religioni diverse. Sembra che l’unico modo per tenersi al riparo da questo bias sia: essere maschi, bianchi e non transgender.

Dare maggior importanza a ciò che si fa e non a chi lo fa.

Le donne spesso attuano una sorta di rifiuto dello “svantaggio personale” accettando di competere con le loro colleghe inserendosi così in una categoria. L’atteggiamento di giudicare e sminuire lo studio di una donna solo per il fatto di essere tale e non per i frutti che ottiene, non ha più ragione di esistere in virtù dei risultati di scienziate e ricercatrici. In un mondo dove non possiamo essere tutti superdotati e intelligenti, dobbiamo guardare, chi ci sta di fronte, senza pregiudizi o preconcetti. Perché, aldilà del vestito, del colore della pelle, dell’orientamento sessuale o della religione, c’è una mente pensante che può sorprenderci. Mai dare per scontato, si può restare delusi.

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